Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 28 settembre 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Il cervello marca l’inizio delle parole aggiungendo 13 msec. alla consonante iniziale. Rilevare e distinguere l’inizio e la fine di ogni singola parola in un flusso verbale ascoltato è un compito basilare per l’estrazione di significato (decodifica del senso) di un enunciato e di un discorso. Come il cervello compia automaticamente in pochi millisecondi questa analisi dell’informazione uditivo-verbale è ancora in gran parte ignoto. Un team internazionale di linguisti di alta specializzazione in analisi comparata delle lingue ha studiato campioni di linguaggio umano di 51 popolazioni e lingue diverse di tutti i continenti abitati, ottenendo dati di temporizzazione in millisecondi su più di un milione di foni (suoni fonemici) registrati. È emerso che le consonanti iniziali delle parole sono mediamente di 13 millisecondi più lunghe di quelle interposte nelle parole.

Frederic Blum del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology sottolinea la “forte evidenza” di questo tempuscolo aggiunto, sempre presente in 43 lingue parlate attualmente sul nostro pianeta: un rilievo che, più della clause fonemica di Boomer, si rivela universale e, dunque, indipendente dalla lingua. Si tratta, infatti, di un indice neurofunzionale di un automatismo esecutivo nella parola pronunciata, riconosciuto dal cervello dell’ascoltatore nell’automatismo recettivo necessario ai processi astratti di comprensione del significato. [Frederic Blum et al. Consonant lengthening marks the beginning of words across diverse sample of languages. Nature Human Behaviour – AOP doi 10.1038/s41562-024-01988-4, 2024].

 

Depressione: l’infliximab, anti-infiammatorio anti-TNF, accresce la motivazione. In pazienti depressi con alto livello di infiammazione, l’azione antagonistica del TNF e dell’infiammazione da esso dipendente esercitata dall’infliximab (5 mg/kg) ha determinato un recupero di motivazione, associato a ripresa fisiologica dell’attività del circuito cortico-striatale connesso con i processi motivazionali. Il trial clinico è stato effettuato da Michael T. Treadway e colleghi su 42 pazienti affetti da depressione maggiore (MDD), non trattati e con un livello di proteina C-reattiva superiore a 3 mg/L. Lo studio, condotto in doppio cieco random contro placebo, ha adottato questionari validati e fMRI per verificare i risultati. Gli esiti incoraggiano il prosieguo della sperimentazione di anti-infiammatori come coadiuvanti nella terapia della MDD. [Cfr. Michael T. Treadway, et al. Molecular Psychiatry and Emory University, 24 Sept., 2024].

 

Individuato un target specifico per il trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD). Shan Siddiqi e colleghi, analizzando tre grandi set di dati sui reduci affetti da PTSD e/o da danni traumatici cerebrali (TBI) hanno rilevato che, coloro con un TBI che non permetteva lo sviluppo di PTSD, presentavano lesioni prevalentemente site in un circuito includente la corteccia prefrontale mediale, l’amigdala e il lobo temporale anterolaterale. Negli affetti da PTSD senza lesioni questo stesso circuito aveva un’accresciuta connettività al suo interno. La riduzione di attività in questo circuito mediante stimolazione magnetica transcranica (TMS) determinava una significativa riduzione dei sintomi [Nature Neuroscience AOP – doi: 10.21203 as a preprint, 2024].

 

Meccanismo dell’effetto ansiolitico di una molecola psichedelica: che cosa non va. Il DOI, simile alla dietilammide dell’acido lisergico (LSD), composto psicodislettico, cioè potenzialmente allucinogeno, riduceva l’equivalente dell’ansia nei topi attivando interneuroni rapidi (fast-spiking interneurons) che silenziano neuroni dell’ippocampo ventrale. I nostri dubbi sulla possibilità di sviluppare farmaci agenti su questo target sono dovuti al fatto che non sappiamo con quali e quanti processi fisiologici una simile azione va a interferire e, dunque, non possiamo misurare adeguatamente gli effetti diretti e collaterali indesiderati. [Fonte: Cornell University, 24 September, 2024].

 

SARS-CoV-2 può invecchiare il cervello di 20 anni anche senza lesioni cerebrali. Nell’ambito degli studi che valutano l’impatto immediato e a lungo termine di SARS-CoV-2 sul cervello umano, un team costituito da un consorzio dell’Università di Liverpool, del King’s College di Londra e dell’Università di Cambridge ha studiato gli effetti sulla cognizione anche dopo 12-18 mesi di ospedalizzazione, rilevando che la malattia COVID-19 può determinare un calo di prestazioni equivalenti a 20 anni di invecchiamento. [Greta Wood et al., Nature Medicine - reported in Neuroscience News, September 24, 2024].

 

Intelligenza Artificiale (AI): come le si attribuiscono poteri e meriti che non ha. Un buon esempio questa settimana è dato dall’annuncio su Neuroscience News che “l’intelligenza artificiale determina come il cervello prevede ed elabora processi e pensieri”, come se l’AI fosse un soggetto che ha formulato l’ipotesi sperimentale, scelto il metodo di indagine, condotto gli esperimenti e ottenuto i risultati. Questa enfasi distorsiva che rappresenta l’AI come un alieno dotato di superpoteri atterrato da poco sul nostro pianeta è ormai una regola accettata – purtroppo anche nella pubblicistica scientifica – perché seguirla aumenta la visibilità dello studio e la possibilità che sia letto e conosciuto. Ecco come va data quella notizia per riportarla alla realtà:

Patrick Krauss e Achim Schilling del Cognitive Computational Neuroscience Group (Friedrich-Alexander-Universitat Erlangen Nurnberg), esperti nello studio dei potenziali di campo locali di aree cerebrali rilevanti per l’intelligenza, hanno impiegato una risorsa AI per definire in termini di attività elettrica i correlati che accompagnano la previsione di eventi in assenza di stimoli esterni; con l’aiuto dell’AI sono riusciti a dimostrare che i potenziali di campo locali hanno un ruolo chiave durante gli stati di riposo cerebrale. Così scompare l’alieno AI, e ci si rende conto che l’aiuto ha solo accelerato di molto i tempi per ottenere risultati di uno studio condotto dall’intelligenza naturale. [Fonti: Krauss et Schilling at FAU, Neuroimage e Neuroscience News, September 2024].

 

Il panda gigante può essere salvato con cellule della sua pelle convertite in staminali. Per la prima volta sono state generate e caratterizzate cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) del panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) dai fibroblasti del derma. Il lavoro, online su Science Advances dal 20 settembre, è stato condotto da Yuliang Liu e colleghi, che si prefiggono l’ottenimento da queste cellule di gameti per la riproduzione in vitro. Le iPSC rappresentano una fonte auto-rinnovante e virtualmente inesauribile di materiale biologico specie-specifico da impiegare terapeuticamente per la riparazione di tessuti danneggiati e la ricostruzione di parti di organi lesi. Si ritiene che i panda giganti rimasti al mondo raggiungano circa i 2000 esemplari. L’ultimo censimento (Fourth National Giant Panda Census) ha rilevato che i simpatici e iconici orsetti vivono in 33 popolazioni isolate, 15 delle quali sono esposte a un rischio di estinzione superiore al 90%. Il miglioramento della salute, il prolungamento della vita e il potenziale contributo alla riproduzione possono essere un aiuto prezioso per salvare questa specie. [Liu Y., et al., Science Advances – AOP doi: 10.1126/sciadv.adn7724, 20 Sept. 2024].

 

Uno straordinario sensore di movimento tutela la salute dei cavalli da corsa. Non supera le 3 once, ma è in grado di registrare 2.400 informazioni neuromotorie al secondo, rilevando tutto ciò che potrebbe rivelarsi dannoso se non corretto o eliminato in tempo.
Ricercatori della Washington State University sostengono che questo sensore biometrico potrebbe drasticamente ridurre gli infortuni e i danni poco apparenti che attualmente affliggono i purosangue. Il sensore è stato sperimentato durante gli allenamenti e durante le gare negli ippodromi più importanti degli USA: l’analisi dei dati raccolti ha consentito ai ricercatori di identificare minuscole variazioni di passo associate ad aumentato rischio di infortunio, permettendo la prevenzione. [Fonte: Washington State University, July-September, 2024].

 

Una sorpresa dal canguro del Pleistocene, il Giant Wallaby. Si è finora ritenuto che i mastodontici antenati fossili dei moderni canguri (Protemnodon), nonostante la loro mole, fossero bipedi eretti, tendenti a procedere a balzi come i loro discendenti australiani. Un nuovo studio ha smentito questa nozione, rilevando nell’esame delle ossa degli arti lunghezza e caratteri tipici dei quadrupedi. [Fonte: University of Bristol, July-September, 2024].

 

Processi mentali diversi nell’etica con l’assoluto rispetto a quella senza assoluto. Gige era un pastore e bovaro della Lidia al servizio del re e, secondo Erodoto, fu il predecessore del re Gige che regnò sulla Lidia dal 685 al 657 a.C., ma la tradizione mitica fonde e identifica i due personaggi storici. Il nostro interesse è qui attratto dal pastore Gige quale protagonista di una favola narrata da Platone con intento filosofico.

Nella Repubblica Platone fa narrare a Glaucone, suo fratello maggiore, una versione in forma di favola del mito di Gige. Il pastore che, in tempo di guerra si trasformava in aiutante di campo del re della Lidia era anche il consigliere del suo sovrano, perché uomo retto, saggio, dal giudizio onesto e meditato. Un giorno, dopo un intenso nubifragio venne un terremoto squassante che aprì una voragine nel cuore della terra. Gige fu incuriosito dal varco che si era aperto lasciando intravvedere un interno, e vi entrò. Scoprì forse una città sepolta dal tempo e vide un cavallo di bronzo di grandi dimensioni, presso cui giaceva un morto gigantesco, questo gigante aveva al dito un bellissimo anello d’oro con un grosso castone. Gige prese l’anello e, ritornato fuori, ne fece mostra e, provando a girarlo per toglierselo, scoprì che, se rivolgeva il castone verso l’interno della mano, diventava invisibile agli altri, ma se lo riportava nella giusta posizione ritornava visibile a tutti.

Un giorno il re della Lidia gli chiese di giudicare sua moglie e dirgli se lui si sbagliava nel considerarla la donna più bella in assoluto; per questo parere gli mostrò sua moglie senza veli.

Dopo quel momento Gige non fece altro che pensare alla consorte del sovrano e al potere che gli conferiva l’anello. Così, rendendosi invisibile giunse in segreto fino alla camera della regina e le espresse il suo più incondizionato apprezzamento; lei era attratta dal giovane e gli chiese di usare il suo potere di rendersi invisibile per sbarazzarla del marito.

Gige così fece: uccise il sovrano, ne sposò la moglie e divenne re di Lidia.

L’intento di Glaucone è sostenere, attraverso la suggestiva argomentazione del potere magico dell’anello della favola, che l’etica è una convenzione sociale e legale che l’uomo rispetta solo per paura del biasimo sociale e della punizione; secondo il fratello di Platone il più onesto degli uomini – quale era ritenuto Gige – se può rendersi invisibile o in altro modo nascondersi nel compiere il male, si comporta come il peggiore dei bricconi e dei delinquenti. Platone non la pensa così, perché ritiene che la morale esista come vincolo interiore.

Qui di passaggio ricordiamo che, secoli dopo, Cicerone diede una sua versione del fatto che sarebbe accaduto (senza l’invenzione mitica dell’anello magico), dipingendo Gige a tinte foschissime, come un assassino che aveva ucciso il re e usato violenza alla regina.

La questione mette in gioco la differenza paradigmatica tra l’etica dei pagani e l’etica giudaico-cristiana legata all’assoluto di Dio, che in parte si ritrova anche nella concezione islamica.

L’atteggiamento mentale è del tutto diverso: senza un riferimento all’assoluto, la natura di tutto il comportamento può essere concepita in una gamma che va dal dovere alla finzione, passando per tutte le forme dell’agire concordato. La mente di chi crede nel riferimento al giudizio, anche dei propri pensieri, da parte di Dio in base a valori eterni, riporta implicitamente ogni agire a un senso assoluto.

Nell’etica senza assoluto, non c’è il vincolo al giudizio di Dio attraverso la nozione di peccato: non si deve rispondere del vero, ma solo del noto: di ciò che appare alla gente, si vede, si conosce e, per questo, esiste nell’immaginario condiviso. L’uomo che si sottrae alla vista, al riconoscimento, all’identificazione e al conseguente giudizio sulle azioni riferito alla propria persona, può compiere ogni sorta di atti illeciti, perché questi non esistono per gli altri e, dunque, non sono soggetti al giudizio morale. [BM&L-Italia, settembre 2024].

 

Notule

BM&L-28 settembre 2024

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